Il vestito del concerto per un soprano freelance, come me, in fondo, è semplicemente un abito da lavoro; costosetto, non c’è che dire, ma è la realtà dei fatti.
Preferisci ascoltare il podcast? Eccolo qui, letto da me:
Se l’abito non fa il monaco, il vestito con le paillettes fa scena: è come il cappello bianco per il cuoco, il camice per il dottore o la cravatta per l’ingegnere. Non c’è niente da fare, devi essere riconoscibile nel tuo mestiere, come i calzini bianchi per Michael Jackson.
E nonostante l’abitudine alle gonne lunghe e sfarzose, i pizzi e le stoffe lucide non hanno perso la loro attrattiva su di me. I tacchi alti un pò meno perché a stare ore in piedi ti viene l’angoscia, soprattutto in quei, per il pubblico visivamente meravigliosi concerti dove, come bravi soldatini, si sta elegantemente al proprio posto senza battere ciglio dalla prima all’ultima nota! Applauso compreso!

Quando scelgo cosa indosserò per il giorno del concerto, lo faccio con cura cercando di rispettare lo spirito e il senso della musica che vado ad evocare. Credevate voi che uno scegliesse i colori a caso per un vestito da concerto, ma che pensate? Nello spettacolo niente è a caso, ve pare a voi!
E quindi il rosso, blu, azzurro, verde, nero, rosa sono anch’essi un mezzo per comunicare con il pubblico. Ogni colore e ogni foggia hanno un senso e, poi, mai dimenticare che il corpo e il portamento parlano già per te, ancor prima che inizi la musica.
E infatti, una cantante lirica sin dal primo passo sul palco deve dimostrare eleganza e fascino, elementi imprescindibili per creare la magia dello spettacolo e quindi, l’abito giusto offre un grande supporto. E non parliamo poi delle acconciature, degli accessori, rigorosamente coi brillantini!

Ovviamente questo discorso vale per le donne, perché il basso, il baritono e il tenore con un frac e un vestito nero ci fanno tutta la carriera!
E invece a noi no, a noi donne ci tocca spendere un sacco di soldi, oh è un lavoro che te costa un sacco de sordi di sarta, parrucchiere e ogni volta perché non puoi indossare lo stesso vestito due volte, non sia mai che…
Cara, complimenti davvero per lo spettacolo, tutto meraviglioso! …ma, una curiosità, il vestito del concerto di ieri, non è lo stesso che hai indossato due anni fa?
Ma che, me fai il conto nell’armadio?
Eh, si! C’è pure chi ti guarda ‘ste cose.
E così io, per difendermi, ho adottato la tecnica dei tre anni, cioè indosso lo stesso vestito ogni tre anni e quindi cerco così di svangarmela.
E voi direte è una furbata? E invece no, il problema è che non puoi mangiare e quindi, non puoi ingrassare, sennò ti tocca compare altri vestiti! Oh, ma quanto mi costano questi concerti???

Quindi, una parte del lavoro di un soprano freelance come me consiste anche nel cercarsi i vestiti e ci vuole tempo e pazienza, quindi mai scegliere vestiti a meringa, mai colori mosciarelli o roba che ti rende ridicola! E questo vale per i concerti dove hai libertà di scelta, ma se i vestiti te li scelgono???
In teatro, sì, te li scelgono e lì vai a culo, e spesso è un dramma! Ti tocca abbozzare e metterteli pure se non ti piacciono, e devi pure far vedere che ti piacciono, sammaiddio il costumista si offende.
Ommarossansniisma cara, stai benissimo è così delizioso questo chiffon verde fluo con lo scozzese del cappellino!
Quando penso a queste cose, mi viene sempre in mente una frase di mia nonna.
Puoi essere vestita con un sacco, ma se hai portamento, sembrerai comunque una regina.
Eh, nonna ma per certi obbrobri ti assicuro non c’è rimedio.

Ah, nonna, cara nonna… sei tu che mi ha regalato la mia prima gonna da concerto di quelle larghe vaporose tutte piene di balze con una meravigliosa spilla al centro a forma di fiore, e con quella gonna è iniziata la mia vera vita da soprano fatta di tanto studio, viaggi, trasformazioni interiori ed esteriori.
Mi sembrava un sogno avere finalmente una gonna così bella per cantare di fronte al pubblico, infondo ogni bambina viene indottrinata (se posso dirlo) a sentirsi principessa, per cui la gonna lunga è il tuo sogno; e pure se giochi con i Lego, come facevo io, la gonna lunga rappresenta qualcosa di fantastico.

Ma quando cominci a lavorare in teatro capisci che, sì, è bello tutto, il sogno s’avvera!
Capisci che, sì, belli i pizzi, le stoffe lucide, le perle e i ricami, ma avere quattordici sottovesti diventa un grave problema quando, quando devi fare la pipì! Sì, quella che ti scappa prima dell’inizio, che ti pare che non la fai da tre giorni e che non ce la farai a tenertela.
Solo allora i costumi di scena, amatissimi e ammiratissimi dal pubblico, ti si prospettano come un incubo! Eh, sì, perché, ritrovarsi le mutande tra i tremila strati di crinolina è come fare una caccia al tesoro! Inoltre, rifletteteci, ma dove te la metti tutta ‘sta roba per non farla cadere a piombo dentro al wc?
E non vi dico le acrobazie che si devono fare nelle toilette per uscire vivi e asciutti dall’esperienza pipì! E comunque, se hai il body, niente, te la devi tenere, e sono cavoli tuoi!

E poi, vi presento un’altra arma di tortura il corsetto.
Nei costumi di scena antichi la zip è un sogno. Il corsetto quasi mai riesci ad allacciartelo da sola per cui devi andare a mendicare aiuto, sempre, da qualcuno e onestamente prima dello spettacolo tutti vogliono farsi i cavoli propri e non hanno mica voglia di stare là a tirarti i lacci, laccetti o farti fiocchetti e fiocchettini. Anche perché, se è troppo stretto in alto, non riesci a respirare, se è troppo largo, la gonna ti cade, se è troppo stretto in basso non puoi sederti!

Una volta al teatro di Treviso, ricordo che mi sono ritrovata con i piedi per aria e le mie colleghe che mi sventolavano con le loro gonne lunghe perché avevo avuto mezzo svenimento a causa del corsetto troppo stretto.
E vogliamo parlare delle ore al trucco e parrucco i chili di cerone che ti appiccicano sulla faccia? E vogliamo parlare delle parrucche?
Per esempio, di quelle pesanti piene di roba sopra che sono ben visibili dal Loggione, ma addosso a te che devi cantare, ti fanno sentire come una di quelle donne africane che portano quaranta quintali di banane sulla testa?

Ma anche quei semplici cappellini del Quattrocento non scherzano! Sono complicati da indossare, perché stanno fermi solo con quelle duemila forcine che, oltre ad attaccarsi ai capelli, ti arano dolorosamente il cuoio capelluto lasciandoti dei solchi che non si sa mai se si riappianeranno o se ti colerà del sangue sulla fronte nel bel mezzo dell’esibizione, come nei peggiori film trash.
Comunque, alla fine, di sicuro, ti viene il mal di testa.

E ora, già che ci siamo, e il gioco si fa duro, vi racconto tutto, ma proprio tutto dei dietro le quinte sui costumi di scena!!!
I costumi di scena in teatro vengono disinfettati con il vapore, ma se per esigenze di scena te lo devi scambiare con il collega lì sul momento, tutto sudato??? Oh, te pagano, e devi stare zitto!
Oppure quando lavori con certe compagnie teatrali, non è che se vai in giro a fare una tournée puoi lavarli sempre, e se hai un concerto di seguito all’altro, arrivi a un certo punto che non ce la fai più neanche a stare con te stessa!! Ma mica perché non te lavi, ma perché sotto i riflettori si suda!! Basta, che caldo! E spegneteli questi riflettori, pare di stare nel deserto, ti senti la pelle bruciare e il trucco colare! E alla fine delle recite pensi: mi sarò abbronzato?
Ah, e poi non ne parliamo di quando le sarte sbagliano la lunghezza di quel centimetro malefico, Che non si vede, ma c’è e tu ci inciampi, se non stai attenta!!!

E magari devi salire delle scale, perché il regista ha deciso che tanto bello da vedere scenicamente, ma mentre ti aggrappi ai gradini, cantando, e cerchi di non fare un volo come quello della Colombina al Carnevale di Venezia.
Ah, il Carnevale di Venezia ogni volta che mi chiedono di andarci mi viene l’angoscia, so e zo pei ponti con lo strascico, i tacchi, con le piume in testa, al freddo. Ah, no! Non ne voglio sapere e non ci penso per niente!
Ah, ah, ah, ah!!! Ma dai? Ci avete creduto?? Stavo scherzando!! In realtà io amo il carnevale, mi piace! È più forte di me, adoro mettermi un abito con la gonna mille strati! Ci andrei in giro sempre con questi vestitoni su e zo pai ponti, in città, al supermercato altro che mini e i jeans aderenti! Io ci vivrei con questi costumi, tanto ormai che ho imparato anche a farci anche la pipì, e non sono poi non sono così scomodi, e ti rendono bellissima e femminile senza costringerti a stare a stecchetto per la dieta!
Donne, donne: basta minigonna!
Coraggio, torniamo alla tradizione abiti lunghi per tutti che poi potemo magnà quanto ce pare, reflusso permettendo, tanto… con trenta strati di gonna e sei sempre bella!

E poi, sotto il vestito?? Beh, come dietro le quinte, c’è di tutto!!!
Cornetti rossi, corna, portafortuna, lingerie portafortuna, madonne, ciondoli, anelli, pezzi di legno benedetti, perché con lo spettacolo dal vivo mica ci puoi scherzare, è tutto un’incognita e non sai mai come va a finire… è come partire in guerra e quindi ci vuole il contributo di tutti per tenere lontana la sfiga: santi, angeli, patroni e soprattutto della dea Fortuna, perché, se quella sera è bendata, sei fregato…. e resti in mutande!

Alla prossima
Parole sagge quelle della nonna ! Puoi essere vestita con un sacco, ma se hai portamento, sembrerai comunque una regina. Ciao Alessandra, sacco o non sacco, costumi di scena, corsetti vari o trenta strati di gonna sei sempre SOPRA … le righe. Se io fossi foco …. ops ! la mente mi tradisce… se io fossi … professore di lettere come lo sono e fui… beh ! Ti do un ottimo voto; hai descritto compiutamente le sofferenze del “dietro le quinte”. Alla prossima.