Nella città di Vicenza il nome di Palladio è onnipresente!
No! Non è un eufemismo, chi ci abita lo sa!
Palladio è ovunque!!
A lui è intitolato il corso principale della città, un numero infinito di attività del terzo settore, un centro sportivo e, persino, un centro commerciale.
Insomma, dove ti giri ti giri, vedi scritto “Palladio”!
Quindi, se sei di Vicenza e non sai come chiamare la tua nuova impresa, beh, Palladio è un rifugio sicuro!

Ah, poveretto, poveretto, se l’avesse saputo, li sordi che avrebbe potuto fare, invece di morire in condizioni economiche diciamo modeste!
Ma è sempre la stessa storia???
Dai un contributo fattivo all’umanità alla sua evoluzione, ti batti per la bellezza e la verità e non ti fila nessuno in vita, crepi e poi arriva il successo interplanetario!!
Preferisci ascoltare il podcast? Eccolo qui, letto da me:
Comunque, di cosa stupirsi questo è un fatto un po’ comune (soprattutto in Italia) che in vita fai cose grandiose, ma nessuno ti da credito.
E, poi, da morto tutti ci guadagnano: guarda Caravaggio, Bach, Mozart Vivaldi e chi ne ha, più ne metta.
Ah, poveretto, poveretto!
E se fosse qui, oggi tra noi e chiedesse una percentuale sul suo nome e il trattamento dei dati personali e della privacy.
Beh, ve lo dico sarebbe straricco altro che bill portale infernale e l’albero muschiato!
E, pensate, se fosse qui, oggi tra noi chiedesse i diritti per le 24 ville sparse in tutto il Veneto, e per i 23 edifici nella sola città di Vicenza che sono così belli da essere Patrimonio Unesco, non sarebbe ricco, sarebbe ricchissimo anzi di più.
E pensate se chiedesse i diritti niente popodimenochè al presidente degli stati uniti d’America.
Come perché?
Presidente, come italiani siamo felici di dire al mondo che il Congresso degli Stati Uniti d’America ha dichiarato Palladio “Padre dell’architettura americana”.
E che dire del fatto che per progettare la Borsa di Wall Street a New York, la Casa Bianca e il Congresso a Washington voi americani, vi siete ispirati a noi italiani, ai suoi bianchi e marmorei modelli palladiani?
Maa du lire di ricompensa???
Andrea, digli qualcosa, no?

Nato a Padova nel 1508 da una famiglia di umili origini, il suo vero nome era Andrea di Pietro della Gondola.
A tredici anni iniziò a lavorare come apprendista scalpellino.
Nel 1523 si trasferì a Vicenza per lavoro e conobbe il nobile Gian Giorgio Trissino dal Vello d’Oro.
Il nobile Giangiorgio Trissino ne intuì il talento e lo portò seco a Roma.
La conoscenza della cultura classica folgorò il buon Andrea della Gondola come un tuono nella notte.

Ispirandosi a Pallade Atena, dea della saggezza, e a un personaggio del poema che stava scrivendo il Trissino, gli diede il raffinato soprannome con cui oggi è conosciuto: “Palladio”.
Sebbene avesse ottenuto la qualifica di cittadino e di architetto ufficiale della Serenissima Repubblica di San Marco, morì 1580 in condizioni economiche modeste!
Ma che sfigaaaaa!!!

Ordunque e voi pensate che un soprano free lance, come me, che bazzica le terre venete da qualche tempo, non abbia avuto a che fare con codesto personaggio???
Siiiii!!!
E, infatti, anzi vi dirò, che al caro Andrea Palladio sono legate mille e più mille avventure, avventure da soprano free lance, ovviamente.
Avventure che affondano nell’era preistorica della mia gioventù quando ancora il vostro soprano free lance preferito non sapeva che sarebbe diventato free lance, ma intanto accumulava esperienza o know how.. (per dirla alla moderna) per diventare un soprano free lance.

Eh, si, col caro Palladio abbiamo un rapporto stretto stretto, che iniziò nel lontano 2008 anno del suo compleanno, se li porta bene i suoi 500 anni, no?!
Eh, sì, il 2008, infatti, fu un anno di grandi festeggiamenti, e anch’io festeggiai alla grande con lui Yuppiiii!!!

Viaggiai per tutte le ville venete create dal Palladio, riempiendo di musica ogni luogo da lui ideato.
Che meraviglia, in quei giorni le ville erano nostre, nostre di noi artisti che eravamo stati chiamati dai vari comuni per far rivivere i suoni del tempo negli spazi architettonici.
Ogni anfratto, ogni angolo, ogni ragnatela, ogni imperfezione, in quei mesi ci divenne familiare.

Respirare la semplicità, la simmetria, la sobria eleganza, le proporzioni perfette tra luce impalpabile e solida materia, tra gli spazi di un’architettura che avvolge e culla, e non solamente contiene, è stato come volare nella linea del tempo.

Grazie al Palladio, il vostro soprano free lance preferito, ha avuto l’opportunità di abitare il passato, viverlo dentro stretti bustini, profumi di campagna, il caldo nei vari strati di gonne, muovendosi con la gestualità che la rigidità degli abiti dell’epoca consentiva di avere.

Ricordo con grande emozione il cantare le dolci melodie rinascimentali di fronte agli occhi incantati del pubblico fasciata nelle lucide stoffe ricamate dei costumi che ci facevano sembrare parte stessa degli affreschi che adornavano i muri.
Vivere per giornate intere in un teatro senza sipario, lì, nelle ville rinascimentali, in un limbo sospeso tra epoche diverse, in bilico tra sogno e fantasia.

Signore e signori, sono questi i momenti in cui ringrazio di fare questo lavoro, momenti in cui ti dimentichi di esser tu perchè ogni attimo non ha alcun appiglio con il consueto presente, divenendo sospeso nel tempo.

Il caldo, la fame, i colori della natura dei Giardini intorno, camminare con quelle ampie gonne, ascoltandone il fruscio nei pavimenti di marmo o sull’erba tra le statue e guardare in alto l’azzurro del cielo che è sempre azzurro in ogni tempo: e domandarsi “chi sono io?”

E nei lunghi momenti di solitudine e silenzio tra una performance e l’altra, mi è sembrato di ascoltare, assieme ai miei pensieri, i pensieri e intenti de Palladio che, come la voce di un’eco lontana, risuonavano così:

Le mie non furon semplici architetture, ma specchi che creai perché ogni uomo potesse intravedere in terra l’aspetto vero dell’armonia ideale.
Come dentro così fuori.
Rendendo il mondo più bello, con candore e leggerezza, non si aiuta forse il cuore degli uomini a trovare la natura perfetta con cui fummo creati?
Come architetto ho piegato la materia all’intento, usandola come semplice esortazione alla luce, il resto del cammino lo lascio alla segreta volontà di ogni core.

Gentile ogni volta che il mio sguardo si posa su un’opera del Palladio
E qu ella voce risuona in me e non l’ho dimenticata, e ancor oggi nei miei ricordi di soprano free lance è ancora vivida.

Ogni linea e colore si fonde e confonde mostrando quanto l’uomo e la natura possano coesistere un un’unica pennellata di vita.

Caro Andrea della Gondola detto Palladio, i bisogni del tuo tempo sono rimasti bisogni del mondo moderno, così le tue intuizioni e le soluzioni architettoniche sono valide ancor oggi… insomma, la Borin, durante le performances nelle ville nonostante è stata comoda!!!
Ma, le avventure con il Palladio, secondo voi, finiscono qui?
Manca da raccontare la parte più deliziosa, e, quindi, vi aspetto… alla prossima!
PS Ringrazio mio padre, architetto, che mi ha insegnato sin da piccola a vedere la bellezza dell’arte e del mondo.

Cara Alessandra, un viaggio nella bellezza della storia del grande Palladio!! Hai fatto esperienze così ricche di fascino che da come racconti sembra di essere lì con te, parte del tuo racconto. Anche questo contribuisce a far amare ed apprezzare l’arte, la musica, che fanno parte del nostro dna di Italiani.
Grazie. Anna Maria