Come Messer Lancillotto conquistai Ginevra nel 2017.
D’altronde Lancillotto era Lancillotto del Lago e a Ginevra il lago c’è.
L’avventura fu rocambolesca e ve la narrerò tosto, i colpi di scena non mancheranno o piuttosto gli aiuti della dea Fortuna che sì, è bendata ma non poi così cecata. Quando tutto sembra perduto arriva sempre una svolta inaspettata, che premia il coraggio dell’ardito e la perseveranza, nell’affrontare con costanza la più pericolosa delle sfide: la vita! Con anima ardita dunque m’incamminai per straniero suolo, per affrontare un canoro ruolo e …
Ma non vorrai mica faci sto pippone tutto in rima che la storia è lunga?
Volevo essere poetica, e tu sei sempre acida! Mi hai tolto il gusto per cui inizierò tosto…
Preferisci ascoltare il podcast? Eccolo qui, letto da me:
Ordunque eravamo in febbraio e in quel tempo lontano lontano dove il futuro si programmava e ci si sorrideva per strada, mi trovavo nella terra delle mucche e del cioccolato, la Svizzera.
Ero lì, ovviamente, per cantare, allorquando mi venne proposto di partecipare ad uno spettacolo tra recitazione e canto ambientato nell’elegante Ottocento che si sarebbe tenuto nel settembre di quello stesso anno

Ah, pensai, finalmente non devo scrivere io il testo e curarne ogni particolare, accettai con entusiasmo di essere uno dei personaggi, di cantare Listz, Schumann, Gounod e recitare in francese.
Ah, che meraviglia!
In francese? Recitare in francese?
Eh, si, in francese e che problema c’è non parli tu in francese? Eh, ma imparare un copione a memoria non è mica come scambiare due chiacchere con un turista a Venezia. Un copione a memoria di due ore, capisci?
E che sarà mai? Borin, conosci opere intere a memoria! E poi che cos’è la vita di un’artista senza sfide? Senza battaglie da vincere, le prove da superare? Imparati questo copione e non rompere le scatole.
E così, comprai il biglietto Venezia – Ginevra!
Appuntamento per il volo al 5 agosto 2017.

Pochi giorni prima del 5 agosto 2017, mi informarono che le prove per varie ragioni sarebbero iniziate il 14 agosto ma che palle, e il biglietto? E l’appartamentino prenotato? Questi svizzeri peccano di precisione ancor prima ch’io li conosca, non è che si fanno una buona pubblicità.
Comunque, non ci feci caso a quel primo intoppo, anzi la presi bene come è mio carattere cerco sempre di volgere le cose in positivo!
Beh, sai che ti dico Borin, io ci vado lo stesso alla conquista di Ginevra e del lago, dodici giorni prima sono utili per ambientarsi, capire le strade, educare l’orecchio alla pronuncia, e vedremo che accadrà.
Sembrava tutto perfetto, ma in realtà il destino mi stava riservando una serie di sfighe, cioè di coincidenze s-fortunate che…. Beh, ve le racconto:
4 agosto 2017 ore 10.00.
Ecco la Borin felice e sorridente, sola in aeroporto con la sua mega valigia per i suoi primi 44 giorni sì, avete capito bene, quarantauqattro giorni fuori casa. Il rullo del bagaglio si bloccò e la valigia si ruppe, successe un parapiglia e persi l’aereo.

4 agosto 2017 ore 17.00.
Ecco la Borin nera incazzata in stazione a Venezia a comprare una valigia e un nuovo biglietto del treno per il giorno successivo! Eh, se non ci vado volando a Ginevra, ci arriverò in treno. Per Bacco!!! Il giorno dopo giunsi alla mèta.
5 agosto ore 16.00.
Esercizio pratico di orienteering in una nuova città.
Biglietto, bus, recupero chiavi dell’appartamentino.
Ore 17.00 nuovo biglietto, bus (tutto con la mega valigia, nuova, appresso).
Ogni tanto davo una sbirciatina attraverso i finestrini.
La città mi piacque subito molto, con un placido lago azzurro che rifletteva nell’acqua limpida i colori delle montagne innevate e delle varie bandiere che sventolavano a mezz’aria. Vi era un’atmosfera estiva, pulita, ordinata, puntuale!
Una città puntuale?
Beh, si, in Svizzera anche le città sono puntuali.

Iniziai a cercare il mio alloggio, pensando che ormai il peggio fosse passato. Tanto ero arrivata! Col cavolo!!! Aprii la porta ed entrai.

La camera da letto era decorosa, ma al centro della cucina vi era un orribile scarafaggio, grasso, nero stecchito a zampe in su e, guardando bene a destra e a sinistra, non era il solo!
Ma che schifo e io qui ci devo mangiare?? Chissà questi prima di morire dove sono stati…
Eh, dai Ale che sarà mai? Sii più sportiva.
Ma come faccio ad essere sportiva, è una questione di igiene! Subito cercai un supermercato per comprare tutto il disinfettante dal nome francese che avessi trovato Dettol divenne il mio migliore amico!

Il primo impatto col supermercato svizzero fu alquanto complicato. Allora in svizzera sembra abbiano solo tre catene di supermercati: Coop, Migross e Aldi.
Sezione detersivi scarsina, ma acquistai quello con più alcol. E già che c’ero iniziai a pensare al cibo.
E come in un fil dell’orrore mi apprestai a percorrere corsie e corsie di nulla cosmico.
I nomi fake italiani si sprecavano Parmesano Montini, Mozzarella Agata, miele Rossetti, prosciutto Nobili. Ma chi sono sti qua? Quasi tutto era precotto persino, persino la carbonara!

Il banco frutta piccolissimo inversamente proporzionale al reparto cioccolata che è enorme. Si suppone dunque che gli oriundi mangino più cioccolata che verdure.
Carne, formaggi, pesce tutto incelofanato, o sottovuoto!
Anche le pizze erano incelofanate e appese come cadaveri delle mogli di Barbablù… uno shoc!

Nella vita di un soprano freelance, come me, lo devi sapere che il peggior nemico è il reflusso, già sentivo la sua risata soddisfatta prendersi gioco di me. Comprai solo degli yogurt, delle carote e del the! Mi facevo fame da sola.
6 agosto ore 11.00
Sono qua per lavorare, animo Borin! Ma Al primo vocalizzo venni redarguita. Madameeee, vous ne pouvez pas chanter ici!
Ma porca puzzola, non mi fate mangiare e manco posso cantare, ma che ci sono venuta a fare in Svizzera.
Uscii desolata e triste, che ci facevo in una città sconosciuta tutta da sola???
Mi sentii dispersa, qui senza cantare per più dieci giorni? Come avrei fatto?? Volevano uccidermi con la più dolorosa delle torture??? Aiutooo!!!
6 agosto ore 14.00.
Studiai la cartina di Ginevra, e mi dissi, Borin almeno facciamo i turisti, la città è bella e piena di parchi, un po’ di natura ci consolerà.
E mi diressi al Parc des Bastions, il parco dell’Università di Ginevra, fondata da Giovanni Calvino.

All’ingresso vidi alcuni anziani giocare a scacchi, e poi in lontananza un enorme muro banco decorato da bassorilievi giganteschi che narravano gli avvenimenti storici della Svizzera e che raffiguravano i personaggi principali della Riforma Protestante.
Al centro del monumento si trovano le statue dei quattro maggiori rappresentanti del Calvinismo: riconobbi Calvino, alto 4 metri con lo sguardo arcigno.
Lungo il muro, su entrambi i lati delle statue centrali, era inciso il motto sia della Riforma protestante che della città di Ginevra: Post Tenebras Lux (Dopo le tenebre la luce). E fosse vero!

Qua la sfiga mi perseguita… sono entrata in un tunnel senza fine, dove sta la luce? Guardai Calvino nelle palle degli occhi marmorei e gli dissi: “Ah, Giovà, che me combini??? Non mi pari tanto ospitale, a Roma ti avremmo trattato meglio: vista sul cupolone, brezza di mare, profumo di pini … un caffè decente in piazza Navona!

Mi guardai attorno, e vedendo che non c’era nessuno in giro, mi misi sommessamente a fare dei vocalizzi muti.
E poi, sempre guardinga, iniziai a cantare qualche strofa del brano di Schumann che dovevo eseguire allo spettacolo. Stavo per lasciarmi andare quando una voce alle spalle mi interruppe: Madame, pardon…
E che pizza! manco qua se po’ cantà?
Una signora brizzolata, di mezza età mi sorrideva con gentilezza.
Bonjour, madame, j’ai entendu que vous aimez Schumann? Vous êtes en train de chanter le lieder de Suleika…n’est-ce pas ?
E dicendomi il titolo del brano che stavo cantando, si presentò con grande naturalezza. Si chiamava May e mi chiese come mai io stessi cantando Schumann in mezzo a un parco.
Dopo un po’ di tentennamenti le raccontai che ero lì per lavoro, del cambio di data improvviso e delle mie disavventure.
Allora la signora mi fissò per quasi un minuto, mi scrutò lungamente negli occhi e poi mi disse:
Voulez-vous venir chez moi?
Da buona italiana, la sua gentilezza mi parve talmente tanto strana che mi immaginai persino che fosse una serial killer che invitava i giovani cantanti a casa sua che poi farli a pezzi e metterli nel sugo.
Mi sorrise e si diresse verso il chioschetto che era lì vicino e mi propose di mangiare assieme a lei un waffle.

Mi ripeté nuovamente l’offerta con tono gentile. Dai, vieni a casa mia, sei sola, ti do un aiuto. Una cantante non può cantare al parco.
Aveva ragione, l’arte ha bisogno di luoghi di studio adatti e di serenità.
Pensai che questo, forse, fosse un segno del destino o la risposta di Calvino alla sua presunta inospitalità. E così la seguii come un pulcino sperduto.
Mi portò all’ufficio trasporti di Ginevra per fare l’abbonamento cittadino ai bus in modo che risparmiassi sui trasporti, facendo finta che io fossi domiciliata a casa sua per tutto il mese di agosto. E così salimmo assieme sul tram per andare in periferia.
Quando la chiave fece rumore nella toppa della porta della casa della signora May, non potevo credere ai miei occhi… altro che scarafaggi stecchiti in cicina!!!
Mi si prospettò di fronte un’enorme sala con un bellissimo pianoforte e la parete era tutta piena di spartiti musicali!

Sorrise e mi raccontò di essere una cantante in pensione e di aver lavorato per tutta la vita nel coro del teatro di Losanna. Mi preparo un the e mi lasciò studiare e cantare fino al a tardo pomeriggio.
A malincuore (canterei tutto il tempo) capii che era tardi: educazione e formalità hanno la meglio sul piacere soprattutto in questi casi e, ringraziandola, mi avviai verso la porta per congedarmi.
Ma, come alla sfiga non c’è fine, a volte anche alla fortuna!
Ricordo che sulla porta mi fermò e mi disse:
Cara, ho sentito dalla tua voce che possiamo fidarci. Io dopodomani parto per l’Inghilterra e vado a trovare mio fratello. Queste sono le chiavi della mia casa. Te le chiederò al mio ritorno. So che ne avrai cura.

In quel momento mi scoppiò il cuore di gioia e così quella sera tornai nel mio appartamento incredula di quanto fosse accaduto! Permaloso ‘sto Calvino, eh?
E così per dieci giorni presi l’autobus che mi conduceva nel quartiere dove abitava la signora May. La sua casa era diventata un rifugio sicuro dove avevo tutto quello che un soprano free lance potesse desiderare!
Se vogliamo proprio dirla tutta, fortuna volle che la signora fosse un soprano e quindi avevo disposizione nientepopodimenoche tutta la sua biblioteca! Ma non finisce qui con gli incontri fortunati, la ruota gira!

10 agosto ore 9.00
Mi svegliai percependo un’atmosfera strana, la città di Ginevra era completamente infervorata per quello che sarebbe dovuto accadere di lì a poco, i grandi giochi d’artificio sul lago, e che sarà mai? Per due botti! Noi abbiamo Napoli!
Ale, ma questi sono calvinisti, sono seri seri… e poi se ci vengono gli arabi (quelli delle banche) a vederli, varrà la pena, no?
Decisi comunque di mescolarmi tra la folla festante e mi incamminai verso il lago che si erano già fatte le 10 si sera.
Alla fermata del bus, una ragazza si avvicinò timidamente e mi chiese se stessi andando a vedere i fuochi d’artificio, annuii.
Con un sorrisone mi propose di stare assieme e di trascorrere la serata in compagnia! Accettai entusiasta! Frederika era tedesca e se ne sarebbe andata via il giorno seguente dopo un periodo di studio a Ginevra.

Con il naso rivoltò all’insù ammirammo la grandiosità di quei giochi di fuoco i cui colori brillanti e le forme articolate si riflettevano nell’acqua del lago raddoppiando le dimensioni della bellezza, il tutto a ritmo di musica che decine di mega casse sparavano a tutto volume sulla folla festante!
Io e Frederika, chiacchierammo divertite tutta la sera.
Scoprii si dilettava nel canto lirico e mi raccontò del suo amore per Schubert e per la liederistica! Eh, eh, Franzino conquista cuori di donzelle tedesche ancora dopo due secoli! Altro che tronisti!

Quella sera appurai il meraviglioso intreccio che tesse la vita e la puntualità svizzera dei trasporti svizzeri anche fino a tarda mattina.
Andai a letto quasi all’alba, felice dei risvolti della fortuna voltagabbana che ti porta su e giù come in una giostra, dalla gioia allo sconforto dalle stalle alle stelle.
Alla fine, il trucco è non disperarsi mai e come mi ha insegnato mia madre nei momenti difficili.
Bono tempo e malu tempo non duran tutt’u tempo
