Ebbene si, quando stai sempre a trattare con gli affari del passato non ci capisci più niente di dove sei e quanti anni hai. Ho Duecento anni? Trecento?? Quattrocento???
Non lo so, non lo so quanti anni ho, perché, io ero lì alle feste del Re Sole, ero lì all’incoronazione di Napoleone, ero lì alla prima dell’Aida, ero lì alle esecuzioni delle prime sonate di Beethoven. Io c’ero, li ho studiati e figurati nella mia mente.
Un vero soprano free lance che crea spettacoli e canta dell’amore di eroi e di maghe, di artisti e di poeti, vive ogni sua giornata, o quasi, in dimensioni parallele, un qui e là costante per comprendere, ricostruire e poi raccontare al pubblico.
A proposito di raccontare… Ma dove eravamo rimasti??
Ah, sì, eravamo rimasti alla musica da camera che come già detto non è l’arte che si fa in camera (quella si chiama in un altro modo).
Preferisci ascoltare il podcast? Eccolo qui, letto da me:
La musica da camera è tutta la musica dell’Ottocento che si eseguiva nei salotti intellettuali e nelle riunioni culturali dell’alta borghesia e della nobiltà, insomma il fior fiore dell’arte.
In questa musica meravigliosa, è l’amore che regna sovrano, ovviamente, non l’amore ricambiato ma l’amore sfigato; quello della tizia che non te la dà mai (altro che camera) o che purtroppo sta con un altro uomo cioè, è sposata.
Ma dai, poeta, non si fa… non si fa! Ci sono tante donne sigle, specialmente oggi!
Ami solo quella?
Al cuor non si comanda… eh??
Vabbè, è il Romanticismo, appunto, una corrente artistica in cui oltre all’Amore, in seconda posizione c’è la Natura che tutto osserva e tutto riflette.
Ah, il Romanticismo è stato un periodo veramente stupendo di produzione poetica musicale, pittorica… non solo per l’opera italiana, che dire!! A detta di tutti, a detta di tutti, tranne in Italia, è il top del top!

E non si fa fatica a smerciare questa musica, all’estero ovviamente! Eh sì, perché, quando vai all’estero canti leaderistica o le chansons francesi, ti guardano come se fossi una dea in terra.
No, ma veramente, signorina, lei canta Schumann, Schubert, Mendelssohn e conosce Faurè, Debussy con i testi di Verlaine, e conosce Duparc e i cicli Die Schone Mullerin e Winterreise????

No, ma lei veramente stasera canterà i Liderkereise di Heikendorff… opera 39???
La summa dell’arte! Sì, lo canterò per voi!
Ah, che bello andare all’estero, mi vengono le lacrime agli occhi, finalmente non ti senti uno sfigato! Perché, in confidenza, la sanno, la sanno tutta! Li vedi che muovono le labbra con te!
Da una parte è meraviglioso ma dall’altra è impegnativo.
Oh, cavolo, per cantarle a dovere bisogna lavorare, sapete? E poi le devi anche pronunciare bene le parole e sapere cosa dicono! Sennò passi per l’italiana ignorantona.
Gente, non è facile cantare questo repertorio!
Col francese me la cavo, lo sapete, ma col tedesco c’ho un’arma segreta. un ormai (fuori stampa) libro intitolato tutto LIEDER, dove trovi ogni qualunque traduzioni e puoi farti un’idea di che cavolo stai a dì.

In effetti, io riesco a pronunciare il tedesco, ma comprendere la poesia antica diventa un tantino complesso. D’altronde non ti devi laureare in lingue per fare la cantante!
Per compensare questa piccola mancanza, ogni soprano che si rispetti, oltre al pianista ripassatore assolda dei madrelingua che vengano ad ascoltare il concerto in anteprima! Ah, che dietro le quinte, eh? Risulta sempre più evidente che questo è un mestiere very expansive, ma essere perfetto e preparato è talmente appagante!
Ah, quei testi in tedesco mi fanno vibrare anima e cuore, e poi c’è è lui il mio poeta, lui! Volfango Goethe, lui, sì quello de I dolori del Giovane Werter e del Faust.

Che palle, lo so, lo so… ma bisogna andare oltre… e capire chi c’è dietro l’artista, leggere i suoi versi, per comprendere il cuore il suo, il tuo, quello di noi esseri umani.
Le sue poesie lo svelano bene qual è quel fil rouge che ci lega tutti, che ci fa essere tutti fratelli nel sentire, nell’amare.
Che acume questo Goethe e che acume hanno questi geni delle parole, i poeti che sanno raccontare del cuore e delle profondità dell’animo.
Tra le mie pagine preferite c’è Ganymed, questa poesia meravigliosa quando il dio con la creatura è un tutt’uno.
In euerm Schosse Aufwärts! Umfangend umfangen! Aufwärts an deinen Busen, Alliebender Vater!

O l’arcolaio di Margherita che gira in Gretchen an Spinnrade… con suo sein Kuss.. un bacio denso di ogni passione.
Und seiner Rede
Zauberfluss,
Sein Händedruck,
Und ach, sein Kuss.

Goethe, posso dirlo, è un poeta vero, uno che ha amato e che ci apre ancor oggi porte di sconfinata bellezza.
Rido nel leggere che i suoi severi genitori da piccolo lo premiavano con delle pesche sciroppate se mostrava coraggio nel combattere la paura del buio senza correre nel lettone.
Goethe visse l’amore e le contraddizioni del suo tempo e decise, come suo padre, di affrontare il viaggio interiore, il Grand Tour in Italia, la terra dove fioriscono i limoni… e questa magica terra non è forse la mia? La nostra?
Come afferma Goethe: “Non si può comprendere il presente senza conoscere il passato”.
Forse un Grand Tour in Italia dovremmo farlo tutti, per capire chi siamo e dove vogliamo dirigere i nostri passi.

“Non si può comprendere il presente senza conoscere il passato”, e per conoscere il passato c’è bisogno di occhi e cuore capaci di sognare e di immaginare.
Forse non tutti hanno certi talenti e certe fantasie, ed in effetti la cosa più importante che può fare un artista, è trasportare nel presente il passato renderlo fruibile destrutturando anche la forma dell’opera ma senza mai tradirne l’intenzione.
Questo quindi devo fare? Mica facile!!!
Ordunque, dopo che vi ho fatto tutto un pippone sulla musica da camera (e su come in Italia questi repertori non se li fili nessuno) non potrete, gentili ascoltatori, non apprezzare questo dietro le quinte sensazionale che vi vado or ora a raccontare.
Immaginate la scena, soprano free lance, come me, anzi proprio me, insomma io, che vago per le strade disperata in cerca di capire come poter far fruttare come a smerciare la liederistica, come far amare e farmi pagare qui, nel territorio che batte bandiere biancorossoverde,
Zot dall’alto, pensiero di Goethe, la sua frase che tuona in me “Non si può comprendere il presente senza conoscere il passato”.
Illuminazione, idea, gonnellino di Eta Beta visione dell’idea nel futuro e irresistibile voglia di metterla in pratica. Finalmente è arrivata la soluzione.
Creare una cornice alla musica!
Se il contesto è cambiato, che non siamo più nell’Ottocento (che peccato), basta creare un contesto per riportare emotivamente la gente là, no?
Tanto il teatro non è una macchina del tempo??
E basta con questi concerti seri seri, dove siamo tutti vestiti di nero con il tailleur e il frak, dove non si possono scartare caramelle durante i pianissimo… dove devi per forza saperne parlare di quello che hai sentito: basta!!!
Qua bisogna svecchiare ‘sto modello antidiluviano! Tatuare in testa alla gente che con la chiave giusta ogni porta si può aprire! Eh, lo so, lo so che infondo questa distanza dalla musica classica è solo paura di non sentirsi all’altezza.
Ma ora, signori, NO PANIC, c’è il vostro soprano free lance che s’inventa qualcosa.
L’avrete capito no? La cornice sarà proprio il Viaggio in Italia di Goethe, un racconto di noi.

Che genialata!! Parlare agli italiani dell’Italia, attraverso gli occhi innamorati di un tedesco, e poi, nei momenti clou metterci la musica in tedesco con i testi in tedesco, del tedesco innamorato!!
Ah, ah, ah, fregati!
Proiettando il testo in un megaschermo con la traduzione a fronte, nessuno se ne sarebbe accorto.
E fu così e fu un successo crescente, il coronamento di un’impresa impossibile che replicai 5 volte, far amare agli italiani una musica incomprensibile.

E se volete sapere come andò, e degli applausi scroscianti e del seguito delle avventure del vostro soprano free lance preferito… assieme a Goethe, vi aspetto ….
Alla prossima
