La vita di un musicista professionista è fatta a livelli, a strati, come la cipolla.
Ed è complesso mantenere l’equilibro tra lavoro e tempo libero, tra trasferte in cui casa tua è l’albergo e clausure di studio, tra nuove condizioni e nuovi team ogni concerto.
Preferisci ascoltare il podcast? Eccolo qui, letto da me:
E quindi, c’è la parte più evidente del lavoro, in cui devi essere impeccabile sennò sei fuori di giochi, poi c’è la parte dello studio dove metti in pratica tutte le esperienze accumulate e, come un’atleta, ti prepari per le gare; ci sono i dietro le quinte con tutti i segreti che nessuno racconta (tranne me) e poi c’è la parte post concerto, che è fondamentale per aggiungere punti ai frutti della performance, perché se sei brava, bene, ma se sei una rompiballe, comunque non duri mica a lungo!
Quindi, la vita di un soprano freelance, come me, è un insieme ponderato di esercizi di balance sociale con più incognite!
Se sei in una città nuova devi controllare la curiosità per preservare le energie, se ti fai gli affari tuoi sei bollata come asociale, se stai sempre a fare festa perdi la voce e il giorno dopo fai schifo alla prova, e poi ti sostituiscono.
A tal proposito mi viene in mente un dietro le quinte molto molto particolare, originalissimo.

Orbene, ero stata chiamata, con la solita telefonata, a sostituire una collega malata, che sfortuna, per cantare la voce del soprano primo del primo coro per un concertone super chic con i sei mottetti di Bach (Johann Sebastian Bach. Eisenach, 1685 – Lipsia, 1750). Roba di classe.
Come? Non avete capito? Niente di che? E invece no, cari miei, l’organico era di tre per voce!
Ora, chi ha capito ha capito, ma per chi fosse e meno pratico approfondisco: Bach è un genio della musica, i Mottetti sono un ciclo di 6 pezzi che hanno decine di note al secondo in cui si intrecciano contemporaneamente 8 melodie diverse, ogni melodia è cantata da 3 persone e l’incastro è al millisecondo! Niente bluff, niente doping, 12 per 2 fa 24. Quattro più quattro… Ventiquattro professionisti che cantano roba tosta e se uno sbaglia, siamo tutti morti!
Giunta nella sala della prova, noto un’unica sedia vuota, quindi, non ho dubbi, è la mia sedia. Giusto giusto a 40 cm dal maestro. Ma che gentili questi nuovi colleghi, una vera cortesia!
Praticamente gli canto nell’orecchio, se sbaglio una nota mi sente di sicuro e sono morta!
Ok, Ale, dai fregatene, la sai, ce la puoi fare! Vaaaaaiiiiiiiii.
Il maestro dimostrava un gran gusto musicale, dirigeva con una matita appuntitissima, sventolandola a mo’ di bacchetta magica per concretizzare nel presente, con le nostre voci, quella musica eterna che sparisce come un incanto nel silenzio dopo l’ultima nota.

Alla fine di sei ore interminabili di prove in cui con incastra lì, ripeti là, diminuisci lì, cresci, il volume qua, abbassa, alza, si ottennero risultati davvero soddisfacenti.
Ci recammo tutti a mangiare in un ristorante, prenotato dall’organizzazione.
Ero appagata del livello musicale, felice di quella nuova esperienza. Ora mi dovevo adoperare per la parte umana.
In quelle occasioni devi fare grandi sorrisi. Ah, ah, ah, mica facile, eh?
Io mi siedo accanto all’unico collega che conosco… che stress. Su 24 persone posso parlare con una sola, e vabbè, diamoci dentro di sorrisi a profusione e aria mansueta. Comportati come se conoscessi tutti, senza parlare con nessuno per prima e spera che qualcuno ti parli. Confidai nella buona sorte!
Alla fine della cena avevo già fatto amicizia per fortuna e lentamente, come alla Sinfonia degli Addii di Haydn (Sinfonia n. 45 in Fa diesis minore, 1772) le mie colleghe iniziano a tagliare la corda.
Buonanotte maestro.
A domani, buonanotte.
Maestro, a domani.
Buonanotte.
Grazie maestro, a domani.
Fiuto l’aria, vanno via tutte! Meglio tagliare la corda anch’io, sono tutti uomini, non è il caso di star lì.
Maestro buonanotte.
Buona notte? Borin e il caffè? Borin, venga qui che ci presentiamo meglio.
Nooo! Che cavolo, mi ha beccata… mi tocca restare!
Ero l’ultima arrivata, politicamente non potevo telarmela senza fare due parole con il maestro dalla matita appuntita, che mi offriva pure il caffè. E quindi accettai.

Si, Maestro…
Diamoci del tu. Allora da dove vieni, che cosa hai studiato?
Mmmhh, evvabbè! E scioriniamo ‘sto curriculum. Lui annuisce al racconto delle mie canore imprese. Bene: uno a zero per me.
Borin, una grappa digestiva?
Maestro, no, grazie, stavo andando in albergo.
Ma, no, sei in Friuli, non puoi non assaggiare la nostra Storica nera…

Oh, ma per chi mi hai preso? La conosco bene la tua Storica Nera, e fa 50 gradi e ci posso vivere pure senza. Soprattutto se domani devo cantà Bach e, soprattutto, se sto a 40 cm da te che mi fai i raggi x ad ogni nota.
Maestro, è tardi…
Mi guarda serio. Capisco che non mollerà. Vabbè, e bevemose ‘sta grappa e che sarà mai.

Borin, non ne hai sbagliata una nota alla prova, complimenti. Salute.
Grazie, maestro.
Sorrido, bevo la mia grappa e poi cerco di svicolare. Sono le undici… ma questo che vuole?
Borin, un’altra grappa?
Oh, maestro no, grazie, gli altri colleghi vanno via…
Ma gli altri colleghi rimasti insistono, dai Borin non fare l’asociale.
Io sto solo cercando di salvare la prova, intuisco gli sguardi di sfida, che fare? Eh, che fare?
Io c’ho un difettuccio, sono orgogliosa io e quindi di solito non la do vinta facilmente… e poi ho sangue mezzo veneto, gli Spritz e i Cabernet sono con me!
Ce la posso fare! Per il potere di Grayskull E giù la seconda grappa e a parlare di Bach.

Cavolo non posso parlare così tanto, domani alle 10 ho la prova, ma questi non dormono mai?
Mi giro cercando aiuto verso le colleghe rimaste al tavolo ma, niente. Tavolo deserto. Ero l’ unica donna. Oh, ma questi non dormono, sono immortali?
Una voce dentro di me si fa sentire forte e chiara. No, Ale, non sono immortali sono solo friulani! Oh, cavolo sono Friulani? Meglio telare, a questi gli mettono la sgnape nel biberon.
Bene maestro ora è davvero tardi, grazie di tutto e a domani.
Ma nooo, Borin, vieni con noi in Grapperia, sei in Friuli.
E mi rapisce con una pacca sulla spalla.
Porca puzzola, aiuto! I ricordi nella mia mente, del proseguo sono un po’ annebbiati ma mi vedo, e voi? Mi vedete?
Eccallà la vostra soprano, free lance, preferita, seduta in grapperia a combattere all’ultimo goccio per un posto di lavoro. E a fissare l’arredamento ligneo minimale.
Ricordo ancora una foto attaccata al muro che ritraeva l’interno di una casa semplice con una tenda leggerissima e trasparente che svolazzava al vento. Sentii per un attimo il profumo del mare. Voglia di vacanza, e percepii tutto il peso delle trecentomilanovecetosedici note che dovevo cantare il giorno dopo.

Ma che ho fatto di male? Voglio tornare in albergo! Oh Fato, dei dell’Olimpo, aiutatemi voi!! Ma ‘na roba semplice mai… ?
Ho capito, mi vogliono mettere alla prova! Ma che stress, ma non me potevano fa un’audizione alla voce invece che al tasso alcolemico?
Devo resistere! E mò m’impunto e mo’ li devo fregare! Atena Promachos, vieni a me!

Mi alzo con la scusa di andare in bagno, ed inizio la ricognizione e ispezione del locale, grissini.. pane… pane, grissini… grissini. Trovati! Ne agguanto quattro pacchi e me li ficco in tasca e me ne mangio due, mi bagno i polsi! Mi guardo allo specchio fissa negli occhi! Ale, Ale! Fegato, fegato! Resistere all’attacco e difendiamo la bandiera! E’ guerra tra Veneto e Friuli! Vincerò!
Esco dal bagno fiera, con passo solenne e deciso con un rallenti, come in un western di Sergio Leone. Mi avvio al tavolo e con i grissini intasca, carichi di carboidrati che, come due colt, posso sfoderare pronta a salvarmi la pelle.
“Bentornata Borin. Oste, una storica nera!”

E arrivano i bicchierini colmi sul tavolo. Ci osserviamo e giù la terza grappa. Fuoco nello stomaco. Devo resistere! Metto la mano in tasca, sì, c’ho i grissini! Mi sento più sicura.
Il maestro mi guarda, si gira e chiama: “Oste, un’altra storica nera!”
Puntuali arrivano i bicchierini colmi sul tavolo.
Butto giù con convinzione la quarta grappa, gli sguardi iniziano a sfocarsi, le parole a impastarsi un poco… due nemici crollano e abbandonano la gara. Borin resiste con sprezzo del pericolo. Tattica grissini in atto. Fase due.
Maestro, mi scusi, vado in bagno!
Camminando più dritta possibile, mi diressi verso la toilette, mai mostrare al nemico la debolezza, entro nella toilette e mi bagno scientemente mani e polsi, mi guardo allo specchio dritta negli occhi, mangio i grissini! Ale, Ale! Fegato, fegato! Dai, resistiamo.
Mi mangio altri due pacchetti di grissini e torno in pista con la grinta di chi deve vincere!
Borin la quinta? Borin, non ce la fai?
Si, maestro.
Bene, oste, una Secolo Domenis 1898!
Oh, porca pu***! Una Secolo?? Ma fa 60 gradi! Ma sei impazzito??? Ok, non mi fai paura! E giù la quinta. Boato nello stomaco. Io e il maestro ci osserviamo. Lui mi sorride.
Ho passato la prova, gli altri quattro colleghi erano stecchi sul tavolo, avevo vinto.

L’aria di gelida di dicembre mi ha aiutato a tornare in albergo camminando quasi dritta senza inciampare.
Il mio sangue era grappa, ero invincibile.
Buonanotte maestro, grazie.
E con l’ultimo sprazzo di lucidità entrai in camera; e mo’?
Davanti a me vidi innalzarsi il Mostro del Reflusso con il suo ghigno malefico! Oh, no! E’ già qui e mi divorerà al voce! E poi vidi il Demone del Fallimento, suo amico, era giunto al galoppo del suo nero destriero per trascinarmi nell’oblio dei protestati! Che cavolo! Domani farò una prova orrenda, ma che palle di vita… che me tocca fa per vivere!

Ingegno, ingegno vieni a me! E nonostante i fumi dell’alcool, il dio Mercurio mi ispirò… o forse era il dio Bacco? Comunque mi diedi da fare.
Fase 1 non sdraiarsi per vincere il reflusso. E così impilai sulla testiera del letto la valigia, le coperte e i cuscini per dormire seduta.
Fase 2 calcolo i cicli di sonno. Sono le 2.00, che la posso fare con due cicli, mi riposerò
Fase 3 mettere la sveglia.

Bene, iniziava la Fase 4 tutto era pianificato: doccia, scendo al bar, caffè corretto grappa per tenere su il tasso alcolemico ed evitare mail di testa (lo sguardo del cameriere, effettivamente, era allucinato per questa richiesta fatta alle 6.00), doppio caffè, seconda doccia, vocalizzi muti, stretching, vocalizzi muti, colazione salata, vocalizzi muti.

Alle 10.00 ero pronta! Andai alla prova come nuova, agguerrita davanti alle mie trecentomilanovecetosedici note!
Il maestro, invece, era uno straccio! Ah, ah, ah! Veneto – Friuli:1 a 0.
Iniziammo, la mia voce andava, ma il suo gesto, no!
Dopo qualche minuto, si impiantò tragicamente la punta della sua appuntitissima matita nella vena del dorso della mano e iniziò a schizzare sangue come una fontana sugli spartiti di tutti e ovunque. Sembrava una sequenza di Kill Bill alla Tarantino.

Erano tutti sconvolti, io, invece, mi misi a ridere. Nessuno capì perché e ora anche voi sapete il perché.
Alla sera, tornata a casa, mi arrivò un messaggio che conservo ancora.
Borin, dopo cinque grappe oggi eri fresca come una rosa e non hai sbagliato una nota, io invece non posso dire altrettanto di me. Ti aspetto alla prossima prova. Brava.
E fu così che per quasi cinque anni collaborai con quel gruppo, perché l’altra che si era ammalata non la richiamarono più!

Alla prossima.