Nella vita di un soprano free lance, come me, spesso ti capita di dover raccontare come e dove hai studiato… e che sono quelle facce stupite? 

Eh, sì, cari miei, che si sappia: per cantare bene si studia, mica è un dono di natura! 

Signorina che bella voce, è proprio un dono di Dio!

Cara mia, sarà pure un dono di Dio, ma te costa un sacco mantenerlo e studiarci su! Dio ti dovrebbe fornire oltre al dono, anche un bel conto in banca.

Preferisci ascoltare il podcast? Eccolo qui, letto da me:

Comunque, quando mi chiedono… 

Ma, scusi signorina, lei ha studiato in conservatorio? 

La mia risposta solitamente è: “Eh, no, signò, secondo, te dove ho studiato?  Su You Tube?”

Scherzo, rispondo ovviamente: “Sì”, ma il mio pensiero è questo: “Secondo, te dove ho studiato?  Su You Tube?”

Vabbè, che ormai ci sono i tutorial di qualsiasi cosa, ma, no! Il canto su You Tube non si può proprio sentire, non si fa, non si fa! Ma dai!!! Il canto è un’arte, si costruisce artigianalmente, nota per nota, in conservatorio con il maestro che ti ama e ti vuole trasmettere tutto quello che conosce e che ha appreso nella sua carriera, con il maestro che ti insegna i trucchi del mestiere.

Ok, Borin questi sono dietro le quinte troppo scottanti per la gente comune e, pure, per la stagione estiva… Borin resta nel tema! 

E qual era il tema? Ah già, scusa, quando mi chiedono che cosa ho studiato. Ricominciamo da capo.

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Ma, scusi signorina, lei ha studiato in conservatorio? 

Certamente, mi sono diplomata nel 2010 in Musica vocale da Camera.

E che cos’ è ‘sta roba? 

Eh, sì, signore e signori, è esattamente questo esprimono gli occhi sbalorditi della gente quando annuncio il mio titolo di studio, soprattutto se la domanda la fanno delle signore compite di una certa età.

Ammetto che Musica vocale da Camera, per le moderne orecchie, detta così non è che sia proprio chiarissima, sì, è anche un po’ equivoco; infatti, alla risposta segue sempre un: Signorina, in che senso la musica in camera

Ma no, non musica IN CAMERA… Musica vocale DA CAMERA.

Si chiama così! Che ci devo fare? Ingegneria è ingegneria, Legge è legge, Musica vocale da Camera è Musica vocale da Camera. Non si può cambiare.

E poi è un diploma superiore, tra l’altro, sono sette anni (all’università ne fanno 5, faccio notare)

E se la maggior parte non bazzica il mondo musicale classico… 

Borin, praticamente tutti non frequentano il mondo musicale classico??? 

La smetti di fare così? Che fai, li difendi? Ma hai visto che mi guardano… mi guardano come fossi un animale da zoo? Non rispondi?? Annuisci???  Ma, ma, ma stiamo scherzando?

Borin resta nel tema! Resta nel tema! Oggi ti vedo un po’ svampita, vai avanti con questo podcast! 

Va bene! Allora, quando si parla di Musica vocale da Camera lo so, oramai, che gli astanti pensano alla camera da letto. Maliziosi! 

In realtà si tratta di tutta quella che era la produzione musicale che si faceva “in camera”, intendendo per camera, non la camera da letto, ciò che non era teatro, quindi nei salotti della nobiltà o della ricca borghesia. Per salotti intendo quelle belle sale con il pianoforte, con tutti quanti i divani, tutti dorati, con le belle stoffe alle pareti. 

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Avere la cultura in casa, poter aprire all’Arte la propria dimora, farla diventare un luogo degno per l’esibizione di artisti, o per la discussione di alti temi di politica (una volta era fatta solo da gente colta, infatti) e di filosofia era per chiunque fosse nell’ alta della società, motivo di vanto. 

Ciao caro, chi ti viene ospite stasera a casa? Mozart? Ah, ah, ah, pivello! Io c’ho Beethoven, stasera t’ho fregato!*

Il salotto, infatti, era un luogo di ritrovo, come il moderno club o in launge bar, e si componeva fior di musica per questi eventi mondani e ristretti, dove gli invitati godevano di ogni lusso intellettuale. Poesia, arte, musica, scultura, filosofia: ecco il motivo, ecco le occasioni per le quali sono state composte tutte le kilate di musica strumentale per pianoforte solo, per violino e pianoforte, archi in trio e quartetto e chi più ne ha più ne metta. 

E, ovviamente, non poteva mancare la parte vocale che consisteva in brani di altissima e raffinata qualità, cantati da grandi artisti, maestri di espressività e del Belcanto, inviati e contesi da questo o da quel nobile. Questi artisti intonavano per gli ospiti melodie superbe su testi poetici dei poeti più fighi del momento, cammei di poche pagine che valevano quanto un’opera di tre ore. 

Questa, signori, è la Musica vocale da Camera, la testimonianza di un modo di fare arte che mirava il massimo della qualità… in un minuscolo spazio vitale.

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Lo studio settennale, dunque, che ha fatto la Borin, racchiude tutto il mondo poetico dell’Europa Ottocentesca, in particolar modo l’universo espressivo e luminoso del popolo tedesco, ante nazi, ovviamente! 

Ah, che begli anni quelli del Conservatorio in cui ogni giorno, si approfondivano e si studiavano i cicli di Schumann, Schubert… 

Come in che senso cicli? Sì, erano uomini… Franz

Ma, no! Non i cicli… ma che state a pensare?? 

Si dice ciclo una raccolta Lieder sullo stesso tema… 

Ma no, Leader politico, non è scritto L-e-a-d-e-r, mica è inglese! E’ scritto Lieder è il plurale di Lied

No, Lidl il supermercato! Lied vuol dire canzone in tedesco! 

Eh, vabbè, non dico “canzone” perché così siamo a posto e tutti capiscono! 

Eh, no, si dice Lied, la volete imparare un po’ di terminologia tecnica o no?? 

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Il Lied tedesco ti fa sognare; è pieno di metafore stupende, di immagini romantiche e grandi sentimenti soprattutto: l’amore. L’amore espresso nei modi più meravigliosi e in cui i cuori sono sempre in corrispondenza con la natura e con il paesaggio!

Ah, che raffinatezza di poetare è racchiusa in questa corrente… ma non la corrente del fiume, ma manco quella elettrica… la CORRENTE CULTURALE che vedeva la mitologia tedesca emergere dai boschi in note e versi, con canti di ninfe, maledizioni di elfi e la luna bianca e solitaria, grande, rotonda, splendente leggiadra nel cielo. 

Che poi in tedesco è Die Mond: “il luno”, vabbè, si sa che i germanici sono tutti particolari. Comunque, la poetica con “il luno” è ineguagliabile. 

“Il luno” è amico di tutti gli amanti sofferenti per amore, è custode dei sogni e delle speranze, “il luno” trattiene tutti i sospiri e tutti i desideri.  

Insomma, questa Liederistica è un patrimonio musicale meraviglioso! 

E, quindi, tu ci passi 7 anni di sudore a studiare la pronuncia e tutta ‘sta roba e poi scopri, con diploma in mano, che in Italia …non gliene frega un cavolo a nessuno!!!

Ma non me lo potevano dire sette anni prima che vedevo di fare un altro genere, tipo la Trap? 

Hai studiato per niente

che gli frega alla gente

meglio la rima da niente

con il ritmo battente.

Borin, ben ti sta! Ti potevi informare prima! La bellezza vera non va più di moda, e poi lo sai che agli italiani col tedesco gli viene un certo fastidio istintivo… 

Ho capito, ma era un’altra epoca! Si tratta di un mondo meraviglioso da sogno, di vera arte, un sentire che apre i cuori, che emoziona anche i sassi…

Borin rassegnati, sei spacciata! Di questa Musica vocale da Camera non frega a nessuno!

No! Non ci posso credere, non lo posso accettare!!!  Col cavolo! Non ci sto!!! Mi inventerò qualcosa! 

E chi sei tu per cambiare le cose? 

Io sono: la Borin, il vostro soprano free lance preferito!

E quindi?

E quindi in effetti, le cambiai le cose… almeno un po’! 

Eccovi, dunque, pronta un’avventura che ha dell’incredibile anno 2017: far amare agli italiani una musica incomprensibile! 

Pensa che ti ripensa, pensa che ti ripensa … E allora pensa che ti pensa, pensa che ti ripensa mi venne in mente la soluzione: il Grand Tour

Ah, il Grand Tour, deve essere stato qualcosa di stupendo per il tempo senza Google maps e senza Intenet, senza treni, senza aerei, senza Booking.com senza agenzie di viaggio; ma con il tempo della carrozza e del trotto di un cavallo.

Partire così, all’avventura in nome dell’Arte!!! 

La meta del Grand Tour?? Era l’Italia, ovviamente, ove si poteva toccare con mano ogni meraviglia che la cultura Classica e Rinascimentale e Barocca avevano prodotto.  

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Il Grand Tour era l’unico modo, per dirsi davvero uomini, come scrisse Samuel Johnson (Lichfield, 1709 – Londra, 1784), il letterato più illustre della storia inglese: “Un uomo che non sia stato in Italia sarà sempre cosciente della propria inferiorità per non aver visto quello che un uomo dovrebbe vedere”!

E così dal 1670 per tutto il Settecento e l’Ottocento, centinaia di tedeschi, centinaia di inglesi e russi e francesi quelli meno, che si sa come sono, intrapresero il Gran Tour inaugurando il fenomeno del turismo di massa! Signore e signori, altro che Cina, pure quello abbiamo inventato!

E, questi viaggiatori, non erano certo gente comune, turisti “mordi e fuggi”, erano tutti parte dell’élite culturale dei loro paesi, perché, a stare mesi, anni fuori casa a scrocco della famiglia ci volevano un sacco di soldi. E poi ovvio che, invasi e pervasi, dalla grande bellezza dell’Italia, questi stranieri ci scrivevano fior di poemi, poesia e diari di viaggio. 

Italiani: basta con questa esterofilia! Ma che vi frega di andare all’estero per le vacanze? Sono 300 anni che mezzo mondo viene in Italia, un motivo ci sarà? No? 

Borin resta nel tema! Che hai oggi? Ma non stavi parlando della musica in camera… da camera? 

Si, si, infatti!!stavo parlando del Grand Tour, del “viaggio in Italia” Die Italienische Reise di Wolfgang Goethe! 

Ma che c’entra??? Ma hai svinato? 

Ma si che c’entra!! Ascolta, questo viaggio in Italia, Goethe, lo ha documentato benissimo, in un suo libro!

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Borin, Borin riprenditi… niente… 

Che poeta questo Goethe! Che genio della parola poetica, dell’amore e del sentimento! E’ uno di quei personaggi storici che non si può non amare: io lo adoro!! Pensate che sin da piccolo s’innamorò dell’Italia, perché, suo padre prima di lui era andato a fare il Grand Tour e gli aveva portato una gondola in regalo con cui lui amava baloccarsi (ma vi rendete conto che a Venezia vendono souvenir da 250 anni?). 

Goethe era un figo! E così racconta della sua infanzia: 

“A mezzogiorno del 28 agosto 1749, col XII tocco della campana, venni al mondo a Francoforte sul Meno. 

Ricordo la mia infanzia con affetto e indulgenza, le marachelle e i giochi con i vicini, la mia fida compagna di avventure era Cornelia mia sorella. Nell’interno della casa attirava i miei sguardi soprattutto una serie di vedute di Roma con cui mio padre aveva adornato un’anticamera. 

Erano state incise da alcuni abili predecessori del Piranesi, che si intendevano bene di prospettive di architettura. Qui, in casa, vedevo ogni giorno Piazza del Popolo, il Colosseo, Piazza San Pietro e molte altre cose. 

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Queste immagini si impressero profondamente in me, e mio padre, di solito così laconico, aveva talvolta la compiacenza di farci ascoltare una descrizione dei soggetti. 

Egli aveva un amore pronunciatissimo per la lingua italiana e per tutto quanto riguardava questo paese. 

Talvolta ci mostrava anche una piccola raccolta di marmi che aveva portato da laggiù e per gran parte del suo tempo era occupato compilare in italiano il diario del suo viaggio. 

Un vecchio e arzillo maestro di italiano di nome Domenico Giovinazzi lo aiutava a scrivere. 

Il vecchio maestro sapeva anche cantare discretamente, e mia madre doveva adattarsi ad accompagnarlo ogni giorno al pianoforte cantando essa pure. Fu così che imparai presto Il solitario bosco ombroso del Rolli e lo sapevo a memoria già in giovane età, prima ancora di comprenderne il significato in italiano. 

La pittura, l’arte della scultura e gli interessi per la botanica e non ultima la musica sono state le mie passioni, la mia vita! E’ per questa sete ardente e inarrestabile di bellezza decisi di intraprendere un viaggio nel paese dove fioriscono i limoni: l’Italia”

Borin tutto bello, ma non eri partita da dalla musica in camera, il Lied? (Vi faccio notare che da secoli i turisti fregano i marmi nei luoghi archeologici, poi ci lamentiamo che il Colosseo è così)… e sei passata alle vacanze in Italia dei tedeschi, pure morti e sepolti, passando per questo Gran Tour, vabbè che siamo in periodo vacanziero, Borin devi restare nel tema! 

Ma sono nel tema! Si collega tutto, devi dare a tutti i vari pezzettini e poi si collega tutto, ti assicuro!!! 

Borin, ti vedo svampita… non è che ti sei innamorata?

Ah, non rispondi?? T’ho beccato. Ma, ma, ma stiamo scherzando?? Questo è un podcast serio! 

Cara, lo so, l’ho inventato io, ma vedrai che adesso ti spiego tutto … ci vogliono delle doverose premesse per entrare nei mondi dell’arte così lontani dal quotidiano, quindi devi avere pazienza.

Ho capito, ma qua s’è fatto tardi! 

Allora, cara, stai tranquilla tanto un po’ di suspence non guasta mai per cui… 

Alla prossima! 

*Licenza poetica per una crasi spazio-temporale nella vita di due artisti che non sono stati precisamente contemporanei

**Il marmo del Colosseo è stato utilizzato dai Barberini per la costruzione delle proprie dimore romane: “Quod non fecerunt barbari fecerunt Barberini

One thought on “36. La musica da Camera”

  1. Mi resta il rimpianto di non aver mai condiviso la mia passione per il Lied con un’Artista come te.

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