Come potrete immaginare benissimo il musicista ha sempre in testa musica, quella che gli piace, quella che sta studiando o quella che vuole studiare!

Lo so che è capitato a tutti voi di avere un ossessionante motivetto che ti trapana il cervello, ma qui si parla di professionisti della musica e quindi di una costante nelle 24 ore della giornata.

Sì, 24 ore, perché a me capita pure di sognarla la musica; spesso sono sinfonie mai udite, ma bellissime e scompaiono subito al risveglio.

A volte ti vanno opere intere, atto su atto, e passi ore affaccendato a sistemare spartiti o in fila alla posta in silenzio, apparentemente, perché in realtà sei pieno di musica in testa.

A volte si sovrappongono spezzoni che si legano con tonalità vicine per cui unisci in mondo improbabile pezzi che non c’entrano niente tra loro, tipo i ristoranti oriental fusion che ti fanno la cucina thai e giapponese nello stesso piatto!

E poi ci sono quelle volte, che la musica ti parla!

Sì, la musica mi parla, mi consiglia, mi risponde. Lo giuro! E’come se, dall’inconscio, emergesse la vera risposta alla situazione che sto affrontando.

Per esempio: mi sento in imbarazzo? E arriva ..Onda su onda di Bruno Lauzi, e lì capisci che non ne verrai a capo in tempo breve.

Nevica? E ti viene in mente Lo Schiaccianoci di Tchaikovskij! Mangi una brioche con una crema buonissima, tutta cremosa e pensi alla Bohème! Stai rammendando un calzino?… e ti viene in mente Il cappello di paglia di Firenze di Nino Rota, ovvio, no?

Sorridi tra te e te, al messaggio del tizio appena conosciuto, a un certo punto l’incanto finisce perché senti nella testa fortissimo: “Non ti fidar, o misera, di quel ribaldo core/ è un empio, un traditore” e allora ti metti in guardia! E’Don Giovanni, che cavolo! Di solito la musica ci azzecca sempre! Brutto traditore, anche se ancora non ci siamo conosciuti, volevi fregarmi, eh?

Ma, vi racconto di quell’anno 2008 a Torino.

Preferisci ascoltare il podcast? Eccolo qui, letto da me:

Alla RAI si cantava L’enfant et les sortilèges di Ravel (Maurie Ravel 1875 -1937), un pezzo meraviglioso e pieno effetti sonori, orchestra magnifica soprattutto i fiati! Ah, che bei tempi! Ero eccitatissima!!! Ma, giunta in albergo, ovviamente, quatta quatta arriva la sfiga e la mia condanna!

Ravel
Maurice Ravel

Ancora ignara del mio triste e SCHIZZOFONICO destino giungo alla reception di un super Art Hotel pieno di sculture, di quadri… a destra, a sinistra, su per le scale, nel giardino… oh, che figata di albergo!!

Mi danno la chiave: stanza 309.

Si sa che negli Art Hotel sono degli hotel particolari, ogni stanza è diversa e, nella mia, cosa ci sarà?

Arrivo al piano, apro la porta cerco la luce… “Dov’è la luce?? Ah, eccola”!

Coccodrillo appeso

No!!!! Un orrendo coccodrillo di quasi tre metri di lunghezza, costruito esclusivamente di carte da gioco: donne di cuori, jack di cuori, re di cuori!

Vi giuro che era una cosa enorme, tridimensionale, appesa al soffitto che incombeva sul mio letto! Lascio la valigia, chiudo la porta e spero che il motivetto dello Zecchino d’oro (Il coccodrillo come fa?) sia arrivato nella mia mente solo per un attimo.

E mo’? Come sopravvivo a questa cosa?

Che caspita! Ero felicissima lavorare in RAI! Mah, magari è stata una tantum… Non si ripresenterà più questo motivetto orribile! Sì, dai! E così, fiduciosa verso il futuro, mi avviai verso l’Auditorium Toscanini. E’ il primo giorno e il maestro ovviamente si presenta, ci presentiamo tutti, e comincia a parlare del brano, en français parce-que le chef c’est français, perché il direttore è francese!

Auditorium

Vabbè, questa comunque non me la risparmio, già che ci sono lo dico: non si sa perché i direttori amano raccontare le trame di quello che hai già studiato, di quello che dobbiamo fare, come fosse una loro scoperta; ma che, pensi che la leggo a prima vista la musica? Che sono qui per caso? Che non so cosa sto dicendo? Sai, mi trovavo a passeggiare per Torino e ho pensato: “Aspetta, aspetta che vado a cantare un po’ di Ravel”!

Scenografia Colette disegno

Alors, prosegue il direttore, une vieille maison de champagne en Normandie dans le première après-midi…

Ve lo traduco: un bambino di sette anni, in Normandia, brontola davanti ai suoi compiti di scuola.  E mentre lo raccontava ci guardava con questi occhi incantati, come se noi…. ma va? Guarda che la so la trama, l’ho capito che stai raccontando L’enfant et les sortilèges di Ravel!

E a seguito dei suoi caprices si animano les personnages e si evocano le atmosfere fiabesche, in cui giocano elementi di extraordinaire poésie évocatrice, intrisa di effetti di magico stupore, gli animali prendono vita e il co… (Il coccodrillo come fa?)

Oh, cavolo, no! Non adesso, ti pregooo!!!

Non sento più niente!!! Devo sentire il maestro, abbassa ‘sto volume!!!

Frontespizio L'Enfant des Sortilèges

Et les personnages: l’orologio, la teiera, la tazza da the, il fuoco nel camino, un pastore, una pastorella, la principessa, il gatto, la gatta e il co… (Il coccodrillo come fa?)

E basta con ‘sto coccodrillo! Devo avere lo sguardo ammirato e interessato!!!

Ma che vuoi farmi licenziare? Statti zitto!

Ah, ecco, bene.  Un po’ di pace, lasciamo continuare il maestro che mi dice quali sono gli altri personaggi dell’opera: i pastori e la civetta, gli alberi, la libellula, l’usignolo, il pipistrello, lo scoiattolo, la raganella e poi il co… (Il coccodrillo come fa?)

Nooo! Buono, buono.

Davvero una geniale orchestrazione. La luna è alta nel cielo e si ode una piacevole scena d’amore di gusto rossiniano tra il gatto e la gatta e le pareti della stanza si sbriciòlano e il bambino si trova nel giardino popolato da insetti, rane, rospi, civette e usignoli, la libellula, il pipistrello e la rana si lamentano e il co… (Il coccodrillo come fa?)

Scenografia L'enfant des sortilèges

No, no, noooo basta! No, dai, ti prego… stai buono!

Bien, merci a vous, on va esseyer? Che sarebbe a dire, andiamo a cominciare!

Sì, mejo, proviamo perchè… come chiodo scaccia chiodo, così musica scaccia musica!

Musica, datemi un’altra musicaaaa vi prego!!!!

Devo eliminare questo tarlo orribile, ‘sto coccodrillo che mi sta rovinando tutto!

Gollum

Esausta dopo una giornata di prove, unita al cercare di capire dove mangiare e come spostarmi a Torni, arrivo finalmente in albergo, dimentica dell’incidente cacofonico della mattina e che mi aveva assillata per le prime tre ora, ma una volta aperta la camera 309… (Il coccodrillo come fa?)

Ah no, mi pare di vederlo un sogghigno sadico tra i denti di quell’ enorme bestiaccia, e queste carte da gioco che le vorrei soffiare via come si fa con i castelli di carte che crollano ad un solo soffio, ma non si può, sono tutte incollate!

coccodrillo finto

Come lo so?  Ma che? Secondo voi non mi ci sono arrampicata a vede da vicino il mostro, ho impilato la valigia e le sedie sul letto, roba che mi rompo l’osso del co… (Il coccodrillo come fa?) E bastaaaaaa!!! Ora spengo la luce e basta.

Carta da gioco

Oddio, nella penombra, mi sembra di vedere ondeggiare il mostro su di me, mi sento angosciata, vedo il suo sguardo crudele! Ficco la testa sotto il cuscino come l’enfant di Ravel cerco di non pensarci… Sonno, sonno, sonno ti prego vieni a consolarmi!

Dove sono? Ah, già, sono a Torino! Auditorium, RAI, Ravel… bambino, incantesimi, animali, lavoro, soldi. Ok! Aspè, dov’è che sta la luce in questo comodino? (Il coccodrillo come fa?) Oh, no! Porca miseria, me ne ero dimenticata, ma questo è un incubo! Basta! Vado via!

coccodrillo finto appeso

Eh, sì! Fu proprio un incubo! Fu una settimana dura, improvvisamente e ovunque andassi spuntava fuori la malefica canzoncina: mentre mi lavavo i denti, alla fermata del tram, davanti a Palazzo Reale, alla mensa RAI dove incontrai persino i protagonisti dell’Albero Azzurro, noto programma per adulti, che andavano a pranzare, pensate, vestiti di tutto punto da albero, da strega, da mago e ci mancava solo il coccodrillo… (Il coccodrillo come fa?).  Buono, buono!!!

Eh no, non è stato buono.

Come un coccodrillo vero che si rispetti, mi attendeva al varco per un agguato musicale, appena abbassata la guardia, era pronto ad azzannarmi ferocemente con le sue notine saltellanti e martellanti.

La camera 309 in quella settimana di lavoro non fu un rifugio, anzi, meno ci stavo meglio era… e pur di non andare in albergo mi sono rivisitata tutti i musei di Torino.

E come si fa con la via crucis stazionavo in tutte le pasticcerie dall’Auditorium all’albergo, sperando che i gianduiotti mi facessero passare l’angoscia. Insomma, per noi artisti dei semplici motivetti possono essere davvero molto pericolosi!

Note musicali
Music fanatic woman

E infatti, come soprano free lance credo di essere al mondo l’unica ad aver eseguito L’enfant et les sortilèges in preda ad un vero incantesimo sonoro tra rane, teiere, gatti e con un coccodrillo che mi aspettava in camera.

E poi, che dire? Art Hotel? Sì, belli!

Ma, signori, prima di accettare una stanza, fatevi dire che c‘è dentro!!!!  Ma poi ‘sto coccodrillo come fa?

coccodrillo viola

Alla prossima

One thought on “12. Motivetti martellanti”

  1. Che sfortuna! Un coccodrillo? Altro che “Art Hotel” doveva chiamarsi “Horror Hotel”, dormire con quel pendente sul letto! Secondo me, di cattivo gusto proprio ed una orrenda imitazione di Gaudì (almeno per quello che era nella stanza 309); sarebbe stato opportuno che quel bizzarro architetto si fosse ispirato al Museo-albergo “Atelier sul Mare” a Castel di Tusa (ME), senz’altro avrebbe imparato tanto se non moltissimo (su internet si può scoprire ed ammirare le stanze d’arte, veri capolavori, ed anche il parco di sculture a Fiumara, nei pressi).
    “E poi ci sono quelle volte, che la musica ti parla!” Sarebbe meritevole poter avvicinare l’orecchio accanto a quello della soprano e sentire “dentro” quale motivo sta “orchestrando” in quel momento: dai ritornelli ai pezzi d’opera, senza alcun biglietto d’ingresso! Già ad incontrarTi sei una “overture” e l’incanto per chi ascolta la soprano sarà interrotto da quel “Non ti fidar, o misera, di quel ribaldo core…” che traboccherà dalle orecchie a mo di scudo!
    Purtroppo io non sono un musicista e poche volte episodi di mia vita affiancano in mente un motivo o un refrain; però ho una bellissima cravatta sul cui tessuto è stampato una lunga e sobria scala musicale con le relative note (non potendola allegare in foto al commento, arriverà per mail), così chi mi vede intuisce che sono un tipo allegro, magari “andante adagio”, poi lascio al caso.
    E così a Torino il direttore raccontava in français la trama del “Poème de Colette”; non so quanto sarà stato gradito ascoltare quel racconto, forse di buono c’è stato solo l’occasione di “conoscere” Colette (interessante scrittrice dalle molteplici carriere ed anche attrice di music-hall). Mi ricordo di aver letto di lei che “quel che si scrive succede” (così affermava) come dire (ritornando al precedente Blog) “quello che si sogna succede”; tra l’altro ha avuto diverse onorificenze ed è stata la seconda donna nella storia della Repubblica Francese a ricevere funerali di stato.
    Detto questo, la Tua partecipazione da protagonista alla rappresentazione di “L’Enfant et les sortilèges” si aggiungerà a buon merito nel Tuo percorso professionale. Mi permetto di aggiungere, se non ne sei già a conoscenza, che questo “Poème” così come definito sulla copertina del libretto, risale al 1925 quando Colette è impegnata a portare in tournée la commedia Chéri e Maurice Ravel musica l’opera della scrittrice “Divertissement pour ma fille”, facendone un balletto proprio col titolo “L’Enfant et les sortilèges”, che andò in scena a Montecarlo.
    Per concludere, imitando una nota frase francese … > e, per il proseguo (non si sa mai): Non ti fidar di un bacio a mezzanotte, se c’è la luna non ti fidar…. Auguri !

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