Nella vita di un soprano free lance, come me, si ha a che fare con un sacco di animali e non sto parlando solo di cani e maiali, vacche e vipere, ma anche di uccelli, eh sì, di uccelli!
Uccelli di tutti i generi e specie.
È una questione annosa, in effetti, quella della musica a programma cioè dell’imitazione della natura. La musica può rappresentare la realtà attraverso i suoni, come fa la pittura con i colori e la scultura con le forme? Esiste un principio di verosimiglianza, cioè di somiglianza tra arte dei suoni e realtà che porta gli artisti a rappresentare il vero o per lo meno a provarci?
Preferisci ascoltare il podcast? Eccolo qui, letto da me:
In questo tristo pianeta sperso nell’universo, in effetti, l’arte in tutte le culture rappresenta la realtà o meglio come noi, come l’artista, vede la realtà. Nella nostra cultura occidentale che affonda le radici in quella classica e per imitazione della natura, attraverso l’arte, intendiamo la cosiddetta mimesi.
Il termine deriva dal greco μίμησις (mìmesis) e ha il significato generico di “imitazione” e “riproduzione”.
I musicisti ci hanno sempre provato a rappresentare la realtà con i suoni e durante i secoli, ne hanno fatte di ogni per vincere quest’impresa, la sfida con le altre arti, la scultura e la pittura, che partono da un reale vantaggio, cioè la materia e, quindi mi, spiego meglio …
Oh, che palle Borin, lo dico io in due parole: fallo pure un uccello con la matita, con il pongo, ma con le note come si fa?
Ordunque, l’avventura di oggi ha per oggetto l’uccello, come creatura da rappresentare attraverso la musica.

Innanzitutto è doveroso citare a questo proposito il grande Athanasius Kircher (Geisa,1602 – Roma 1680), un gesuita tedesco che tra il 1644 e il 1649 scrisse il trattato Musurgia universalis sive ars magna consoni et dissoni, un trattato musicale in lingua latina che si propone di esporre le basi teoriche e pratiche della musica. Un mattone di due volumi suddivisi in 10 libri, per un totale di 1152 pagine.

Comunque, per i più indisciplinati, ci sono un sacco di tavole e illustrazioni, per alleggerire un po’ la lettura e in una di queste sono raffigurati degli uccelli, e come sono disegnati questi uccelli?
Semplice no? Con accanto la trascrizione in musica del loro canto.
E quali uccelli?? Primo: il cuculo («vox cuculi»), poi la quaglia («vox coturnicis») e anche un pappagallo. Che però non ha le note… come perché? E che ne so? Un’ipotesi l’ho fatta: secondo voi nel 600 c’erano i pappagalli in Germania?

Quindi ora che ci sono le note per l’imitazione dello zoo animale, non ci son più problemi, no?
E, infatti, da Kircher in poi, i compositori si sono sbizzarriti a mettere l’uccello, il canto dell’uccello ovunque, oppure hanno fatto riferimento agli uccelli nei titoli delle loro opere da Bach a Beethoven a Vivaldi, e giù di paesaggi campestri pieni di ninfe sconsolate, pastori e uccelli in libertà!
Tuttavia, c’è da dire che vi sono solo poche le specie di uccelli che incontriamo nella musica, quasi a dire che gli uccelli che vale la pena di frequentare sono pochi: usignoli, merli, storni, cardellini, cuculi.
Eh, sì, il cuculo. Ah, il cuculo è uno degli uccelli più famosi nel regno della musica, davvero un uccello molto usato. Per esempio: la Toccata con lo scherzo del cuculo Bernardo Pasquini.
E quindi, come non raccontarvi del famoso Capriccio sopra il cucho scritto da Girolamo Frescobaldi (Ferrara, 1583 – Roma, 1643) nel Seicento italiano? Il cucco, senti che carino!!!
E poi come non citare anche Johann Kaspar Kerll (Adorf, 1627 – Monaco di Baviera, 1693) e il suo Capriccio sopra il cucu che ti ciucci nei vari concerti per organo, quando vai a sentirli.

Detto tra noi, è il vano tentativo degli organisti di risultare divertenti al pubblico agonizzante dopo un’ora di contrappunto Bacchiano!
Ma anche Georg Friefrich Handel nel suo concerto per organo e orchestra, chiamato The cuckoo and the nightingale (il cuculo e l’usignolo, 1739) non è da meno, questa grande imitazione dell’uccello, del cucco è davvero molto frequentata.
A proposito di organi, visto che l’argomento di questo equivoco podcast sono gli uccelli, non si può non citare il grande compositore e organista francese Olivier Messiaen (Avignone, 1908 – Clichy, 1992), classe 1908, che era anche un ornitologo

Come? Sto facendo una confusione spazio-temporale tra Seicento e Novecento?
L’uccello è qualcosa di trasversale nella musica, nella storia della musica! Ma che noia tutta sta precisione, siamo in vacanza, siamo ad agosto… e facciamolo questo salto del tempo, un salto della quaglia qua e là, insomma di qualche secolo.
Per Messiaen la natura era intesa come “fonte primigenia del suono”.
Nei suoi viaggi in tutto il mondo, il musicista francese ascoltò e registrò il canto di vari uccelli creando poi anche della composizione per orchestra come le Réveil des oiseaux altresì detto in italiano: Il risveglio degli uccelli, del 1953.
Ma non si fermò qui abbiamo anche: “Oiseaux exotiques” (Uccelli esotici) per pianoforte e orchestra da camera, 1955-1956; “La Chouette hulotte” (L’allocco), forse riferito a qualcuno che non stimava, per pianoforte, del 1956 e le “Catalogue d’oiseaux” (Catalogo di uccelli) per pianoforte, del 1958 che contiene circa 77 differenti specie di canti.

Eh, i francesi per gli uccelli hanno sempre avuto una particolare predisposizione, in effetti, Le chant des Oiseaux di Clement Janequin (Châtellerault, 1485 – Parigi, 1558) della metà del Cinquecento.
François Couperin (Parigi, 1668 – Parigi, 1733), ha dedicato brani all’usignolo, alla capinera, al favallo nel suo Troisième Livre de pieces de clavecin (1723) e come lui, anche il suo conterraneo Philippe Rameau non è stato da meno della descrizione degli uccelli (Digione 1683 – Parigi 1764) con Le Rappel des oiseaux.

La musica è tutta bella da Novecento a Seicento, a Cinquecento, ma io resto affezionata alla verosimiglianza, alla Teoria degli affetti, espressa magistralmente da Athanasius Kircher nel Musurgia Universalis.
Insomma, il Barocco mi piace tanto, e che ci volete fare?? E poi, parlando di uccelli, come non citare il prete rosso, grande uccel di bosco, il nostro Vivaldino nazionale con la ormai “nokiosa” Primavera nelle Quattro stagioni, 1725, anche il Concerto op. 10 n. 3 chiamato Il Gardellino (1730).

E in ultimo con Haydn (Franz Joseph Haydn. Rohrau, 1732 – Vienna, 1809) non ci facciamo mancare neppure la gallina con la sinfonia n. 83 della Gallina, scritta tra il 1785-1786.

E adesso che mi conoscete bene, lo sapete che io, il vostro soprano free lance preferito, ci sguazzo, ci ho sguazzato nel barocco ed essendomi affacciata al mondo come soprano leggero con gli uccelli ci ho sempre avuto a che fare e non sto parlando in termini di, come si dice oggi, birdwatching, don’t touch me, ma dei gargarismi vocali sugli uccelli.
E quanti concerti avrei da raccontarvi sugli uccelli, di boschi, ninfe sconsolate che parlavano nel bosco con i vari uccelli delle loro pene d’amore, come mi sono divertita ad arrampicarmi tra le note del pentagramma andando su e già, twittando con violini e flauti in un continuo rimando di cinguettii.

In un gioco di imitazione con i flauti e i violini, e com’era divertente vedere il pubblico felice, sorridente, immagato (termine dialettale veneto che sta per “affascinato”) di immaginarsi tutti questi uccelli svolazzare qui e lì per la sala, in un’evocazione naturalistica degna di Piero Angela!

E poi che dire delle paccate di arie dai titoli inequivocabili? Augelletti voi col canto, augelletti che cantate, Usignolo sventurato, Augelletti tutt’intorno, Ecco che arrivan gli augelletti, Augelletti ruscelletti, Usignoli di ogni sorta, Boschi d’usignoli, i Rossignoli, la Capinera.
Insomma, di queste arie sugli uccelli ce ne sono per tutti i gusti e di tutte le lunghezze, più lunghi, più corti, alcuni durano poco altri durano di più.

Insomma, ora sapete come la vita di un soprano free lance, come me, sia costellata da incontri con uccelli vari.
L’importante è che, in queste avventure canore, non si ceda mai alle lusinghe di alcune specie ingannatrici che per loro natura sono sprovviste di piume.
Alla prossima.
PS. in realtà gli uccelli non cantano quasi mai per il piacere di cantare, ma per comunicare segnali che hanno precisi riferimenti comportamentali (Edward Neill).
Ciao. Sono Patty Angelo, in arte, arrivata in Italia come artista nel lontano 1993.
mi piace cantare, danzare, fare Teatro, … abito a Como.
Ho trovato la tua pagina per puro caso!!!.
Complimenti!!! E veramente molto bella.
Sono stata a Vicenza.
Spero che leggi i mio messagio.
Mi piace moltissimo la poesia e la prosa.
A volte scrivo alcune.
Ho abbandonato il mondo dello spettacolo e la musica per parecchi anni, mi sono dedicata ad altri mestieri è ora mi sento più arrichità e con desiderio di offrire di nuovo spettacolo anche come cantante.
Ora mai il mio cuore è italiano, come il tuo.
Sè ti interessa avere una nuova compagna di belle aventure, conttatatmi, ho 51 anni.