Nella vita di un soprano free lance, come me, arriva sempre il Natale.
Il Natale è il periodo dell’anno in cui ti richiesto di cantare tutto quello che il pubblico sa già: quella musica trita e ritrita che però non stanca mai!!

Mai, mai e poi mai deludere l’aspettativa del pubblico!! Un po’ come quando ai matrimoni tutti vogliono l’Ave Maria, ovviamente quella di Schubert (ne esistono altre???) !!
O, peggio ancora, quando alle cene dopo che ti sei mangiata mezzo menù, dolce caffè, ammazzacaffè e hai la pancia piena come un uovo e, qualcuno ti chiede: “Ma ce lo fai un acuto???”
Ma che sei scemo? Io non sono un Juke box, sto digerendo!
Preferisci ascoltare il podcast? Eccolo qui, letto da me:
Il Natale musicale è costellato da Jingle Bells, Le Cantique de Noël, la Ninna Nanna di Brahms, Tu scendi dalle stelle, Astro del ciel… come?
L’oratorio di Bach? Il Messiah di Handel? Magari!

A Natale il pubblico non vuole pensare, vuole sorridere con volto pacifico, un po’ ebete, sognante. Natale è come una domanda di cui conosci già la risposta, per questo è confortante.
Infondo, è ruolo del Natale nell’anno!!
Le domande che fanno riflettere sono troppo faticose… siamo a Natale!!!
Cari amici, è già passato un anno, dall’ultimo Natale che abbiamo trascorso insieme e, così, ho pensato cosa raccontarvi che io non vi abbia già detto?
Tra chiese fredde, musica all’aperto, date di concerti che si sovrappongono, ma, soprattutto, la frenesia della preparazione della musica???
Ah, ah, ah… ma io sono un soprano free lance, il soprano, io sono la Borin, vi dico che il cappello del mago ha meno roba dentro (coniglio a parte) … e, quindi, cominciamo!
Ordunque proprio l’altro giorno mi è venuto per le mani un vecchio antico spartito datato 1993 dal titolo Oh, guardate begli angeli santi di… anonimo, quel famoso musicista sempre verde… che c’è? Il verde non è un colore natalizio?

Dicevo, mi è venuto questo spartito alla mano e l’ho scelto per un piccolo concertino natalizio svoltosi giusto giusto il 5 di dicembre, insomma, fresco fresco!
Ma perché proprio quello, direte voi?
Beh, dovete sapere che, quando un musicista mette mano sui suoi spartiti per scegliere la musica giusta da fare al concerto, la mente si riempie immediatamente di ricordi e sensazioni che si affastellano una sopra l’altra.
Per cui sfogliare una raccolta di fotocopie musicali fa più o meno l’effetto di una successione forsennata di incipit musicali.
Orbene, dicevo, mi è capitato per le mani questo spartito del 1993, e subito la mente mi è ritornata un flash, anzi un flashback di quelli potenti, grandi, di quando la vostra soprano freelance era una piccola fringuellina adolescente, appena approdata nel coro più rinomato della città!
O forse non lo era?? … o forse c’erano le solite litigate da primato che ci sono in tutte le città tra i cori, tra quale sia il coro migliore… per fortuna non me lo ricordo! A queste cose non di peso!
Le prime esperienze musicali e solistiche le ho fatte proprio qui presso il coro Adriano Ceccarini (Unione Musicale Viterbese Adriano Ceccarini) di Viterbo.
Il maestro Vincenzo era un tipo simpaticissimo: voce rauca, sigaretta sempre accesa, aveva una capacità di dirigere estremamente sicura e, oggi posso dire, raffinata, sapeva suonare bene il pianoforte per accompagnarci! Era un bellissimo coro fatto da gente simpatica in cui ho imparato la gerarchia della musica e il rispetto per chi dirige.

Ah, il maestro Rivoglia, ricordo la prima volta che mi affidò una parte solistica! Un Benedictus in un concerto che avremmo dovuto fare presso la Basilica di San Vitale a Ravenna.

Arrivò il giorno tanto agognato del mio primo solo!
Avevo studiato così bene che alzai lo sguardo dallo spartito perché ormai lo sapevo a memoria, ho ancora davanti agli occhi il viso sorridente e caloroso del maestro che mi guardava negli occhi.
Poi, lui, alzò lo sguardo e anch’io lo segui. Sembrava dirmi: ragazzina guarda dove siamo!
Posai il mio sguardo a destra e a sinistra, e rimasi incantata e ancor oggi al solo pensarci mi emoziono…
Accanto a me tra la musica della mia voce e l’organo, i rifessi dorati si spargevano ovunque, erano i bellissimi, meravigliosi mosaici di Teodora e Giustiniano sì quelli che si vedono nei libri di storia dell’arte.
Oh, che meraviglia pensai.

E mi dissi che, se cantare dava sempre quelle sensazioni di essere in paradiso, non avrei voluto fare altro lavoro!
Mi dissi che, sì, l’avrei fatto ad ogni costo perché essere il paradiso, quando si è in terra, vale ogni sacrificio.
E così la vostra piccola soprano adolescente, che non sapeva ancora che sarebbe diventata una soprano free lance, mentre le ragazze andavano a danza, uscivano col fidanzatino o andavano a pallavolo, mentre i ragazzi andavano a calcio, uscivano con le fidanzatine o agli scout… io l’ho, l’adolescenza, l’ho trascorsa a far lezioni di canto, studiare solfeggio e fare prove in questo coro di adulti di cui divenni presto la mascotte.
Mi portavano a tutti i concerti e anche ai concorsi, per scaramanzia il maestro Vincenzo indossava dei gemelli di plastica a forma di maialino rosa che, ovviamente, vedevamo solo noi appena lui alzava le braccia mostrando il bianco polsino della camicia.
La leggerezza, si sa, ci vuole anche nei momenti più seri.

Nel 1999, pensate, il coro Ceccarini venne chiamato assieme al Marrucino di Chieti e al Petruzzelli di Bari ..che era appena orfano del teatro perché era bruciato… – si sa, che ai teatri piace bruciare – venne chiamato per cantare la messa di beatificazione di Padre Pio in Vaticano!!

Beh, vi dirò… finire scuola come una studentessa qualunque e poi prendere il pullman e nel tragitto verso Roma trasformarmi in una cantante, avere il pass (sempre in anticipo la Borin), sentirsi piccolina accanto alle colorate ed altissime guardie svizzere, imparare la strada per entrare in Sala Nervi …vedere quella bellissima, scura e scultura del Manzù* che decorava il palco, toccarne le forme e percepirne la forza artistica.

Percepire per le prime volte l’effetto a pendenza che conduceva della platea verso il palco – è un po’ come andare in barca, ti devi abituar. Ricordo il suono dell’orchestra che si accordava e l’emozione di essere scelta fra i solisti delle voci più acute!

La frenesia della creatività che precede uno spettacolo, non ha euguali, è la parte per me più entusiasmante di questo lavoro… tutto esiste già, ma non si vede.
Tutto lo spettacolo è nelle menti di ciascuno come pura potenzialità.

Il tenore principale era Josè Carreras (sì, quello dei tre tenori), e poi c’erano altri nomoni… e la piccola Borin, con un sorriso a 96 denti, dentro il suo sogno, inzuppata fino al midollo.
L’ha notato di certo il direttore d’orchestra Maurizio Dones, un maestro bravissimo perché quando gli chiesi la dedica sul libretto di sala mi disse: Ah, tu sei quella che sorride sempre di felicità, si vede che sei felice! Si vede che sei una ragazza a cui piace cantare.

Beh, furono i dieci giorni più incredibili della mia adolescenza (ho fatto il liceo classico, stavo sempre a tradurre latino e greco), facendo la spola tra Viterbo e Roma per le prove.
Studiavo in autobus per non restare indietro con i compiti e nel frattempo ero entrata prepotentemente nel mondo dell’arte.
Mi sentivo un supereroe: di giorno normale, di sera artista!!
Eh, sì, perché gli artisti salvano il mondo! Siamo noi i super eroiMa come perché???
Perché sanno guardare ciò che ancora non si vede, sanno creare ciò che ancora non c’è… la musica forgia il carattere, fa diventare invincibili, inamovibili, lascia il segno… è un continuo imparare e trasformarsi, niente è fermo, niente comfort zone… ti devi abituare a cambiare i tuoi parametri ogni secondo, devi imparare a modificare i tuoi progetti in men che non si dica… si può dire che essere musicista è come un po’ essere un surfista sempre in equilibrio in mezzo alle onde nel mare della vita.
E quindi al vostro Soprano free lance, ma chi l’ammazza???
Mi cambiate mille volte le certezze, ma io resisto, me ne creo altre… Io sono cresciuta così!

Ma, tornando a quello spartito datato 1993, beh, sapete cos’è stato che mi ha fatto emozionare?? Beh, mi è tornato alla mente, dopo anni, il fraseggio che il maestro Vincenzo ci indicava per ottenere un maggior effetto espressivo nella prima nota del brano! Quante volte ci ha fato provare quell’accordo semplice di fa maggiore per andare oltre il suono e diventare sentimento puro!
La mente, quanto conserva anche dopo quasi 30 anni… mi sono stupita ed emozionata di me, di questo ricordo che sembrava disperso nelle pieghe del tempo.
Quella esclamazione iniziale, quella Oh, racchiude in sé tutto lo stupore del nuovo, che è nel piccolo.
Fa vedere a chi ascolta il volto degli angeli che custodiscono dall’alto la capanna, volando sopra le palme di Betlemme. Quell’ Oh è la gioia dolce di un bambino cullato dalla mamma.

Quella Oh, ha il sapore della meraviglia, della speranza.
E poi ci si può domandare se sarà stato lo stesso Oh dei pastori giunti alla capanna, sarà stato lo stesso Oh che i bambini fanno quando si meravigliano la mattina di Natale vedendo sotto l’albero tutti i doni che hanno sognato di avere?
Quella esclamazione iniziale, quella Oh avrà il medesimo suono rotondo e puro che un uomo e una donna pronunciano, quando scoprono che saranno genitori, o quando un bambino scopre che avrà un fratellino o una sorellina.
E’un attimo di musica, un secondo, o poco più! Ma quanto è ricco di bellezza da sfidare il tempo e lo spazio!
Devo dire che tra tutti gli Oh che ho cantato nella mia vita, ed è piena la lirica di oh, deh, ah, veh, orsù (esclamazioni più che altro funzionali alla poesia).
Beh, quell’Oh è il più bello il più espressivo che io riesca a ricordare.

E, poi, mi fa venire in mente a come gli insegnamenti dei grandi maestri non si perdano mai, quando sono davvero validi.
E che ora che io sono maestra, come una catena infinita di luce questo sapere artigianale e sincero lo racconto io ai miei allievi, mostrandogli le vie del cuore, per perpetrare la meraviglia che il sentire dell’uomo sa creare con una sola nota, uomo che con le sue travolgenti passioni resta la creatura più meravigliosa di questo universo.

E l’arte, ed è la musica ci ricordano questo… che noi siamo Luce!
Il Natale ci ricorda questo: che la luce vince sempre sulle tenebre!
E, quindi, l’augurio che faccio a tutti per questo Natale è di ascoltare, di sentire e di cantare anche voi quella Oh, come gli angeli e i pastori davanti alla capanna, per abbandonare le paure, e lasciare spazio alla meraviglia, al nuovo e allo stupore, al bello e alla gioia che è l’essenza della vita
Buon Natale!
*PS la scultura in Sala Nervi è la Resurrezione di Pericle Fazzini.
La Missa de Beatificatione in onore di Padre Pio da Petralcina fu messa in onda dalla RAI il 2 maggio 1999.
